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giovedì 18 febbraio 2010

LA POLITICA INDUSTRIALE EUROPEA PER L'AUTO


Positions of Marchionne and Tajani Confirm Our Hypotheses.Les positions de Marchionne et de Tajani confirment nos hypothèses.Stellungnahmen von Marchionne und Tajani bestaetigen unsre Hypothesen.


A Natale avevamo reso conto della presa di posizione del Presidente della FIAT, Montezemolo, a favore di una politica industriale europea per il settore automobilistico.In quell' occasione, avevamo proposto di dare a tale politica (che, sulla carta, già esiste, ma, come si vede, non funziona), un ben maggiore "spessore" politico e giuridico, facendone oggetto di un' "azione concertata", non solamente a livello ministeriale.

Più recentemente, avevamo segnalato l'eccezionale opportunità che si sta aprendo all' Italia, la quale dispone, in questo momento decisivo, del Commissario all'Industria, Tajani, il quale, tra l' altro, è anche particolarmente interessato (per il mproprio background e per la propria origine territoriale), alla politica industriale dello spazio, appena entrata a far parte delle sue competenze, e sulla quale si è già pronunziato.

Ieri, si è registrata una significativa convergenza, sulla priorità di una politica industriale, anche già per risolvere il problema di Termini,nel settore dell' automobile.

Avevamo poi anche fatto notare in un altro post che, a nostro avviso, le attuali basi delle politiche industriali UE, anche quando esistono, sono deboli a causa di:

-ottica teorica ed ottimistica, che non tiene conto anche delle realtà negative, come le chiusure;

-insistenza retorica sulla concorrenza, che diviene un tabù, che neppure
il legislatore comunitario può superare;

-mancanza di coordinamento, in quanto le "leve" per fare una politica industriale sono normalmente sparse in 15 Direzioni Generali della Commissione, non permettendo così, né un monitoraggio continuo, né interventi di emergenza.

Il caso dell' industria automobilistica potrà costituire un "banco di prova" per un effettivo miglioramento del sistema sotto la nuova Commissione.

Segnaliamo, per informazione, che l'industria automobilistica costituisce uno dei rami per i quali esiste già un' azione settoriale dell' Unione:"

la Commission européenne entend:

1) Renforcer la compétitivité du secteur

L'objectif est d'identifier et d'évaluer les difficultés politiques significatives ayant trait à la compétitivité de l'industrie automobile européenne et de proposer des solutions qui tiennent compte des enjeux économiques, sociaux et environnementaux.

2) Compléter, adapter et simplifier le cadre réglementaire du marché intérieur

La réalisation du marché intérieur repose sur l'introduction du système communautaire de réception complète (EC WVTA, en anglais, Whole Vehicle Type-Approval), qui permet aux constructeurs d'obtenir une réception pour un «type» de véhicule dans un État membre et de le commercialiser ensuite dans l'ensemble de l'UE, sans avoir à effectuer d'essais supplémentaires.

3) Promouvoir la globalisation du cadre réglementaire technique à travers la CEE-ONU

L'harmonisation technique globale est un facteur clé de la consolidation de la compétitivité de l'industrie automobile européenne au niveau mondial. L'UE est une partie contractante à deux accords de la Commission économique pour l'Europe des Nations unies (CEE-ONU): l'Accord de 1958 concernant l'adoption de prescriptions techniques uniformes applicables aux véhicules à roues et l'Accord mondial de 1998."(http://ec.europa.eu/enterprise/sectors/automotive/index_fr.htm#top)

LA POLITICA ECONOMICA NEI PROGRAMMI DEI COMMISSARI


Analysis of Programmes for Hearings Shows Insufficient Development of New Concept.L'analyse des programmes pour les auditions des Commissaires montrent un développemement inadéquat du nouveau concept. Analyse der Programme der Kommissaere fuer EP-Pruefung zeigt unzulangende Entwicklung des neuen Konzepts. Come anticipato, al fine di pervenire al risultato di un' analisi critica della nuova idea di "una politica industriale per l' Europa, abbiamo ritunuto prioritario compiere un' analisi a volo d' uccello dei programmi esibiti dai neo-commissari in occasione delle audizioni dinanzi al Parlamento Europeo.

La "rivoluzione culturale" in corso, sottolineata dalla modifica apportata al concetto di "concorrenza" dal nuovo "wording" dei Trattati Istitutivi, non trova espressione se non nel linguaggio dei due commissari all' Industria e alla Concorrenza, che parlano di "economia sociale di mercato". In realtà, si torna all' ispirazione originaria delle Comunità Economiche Europee, che era tutt'altro che liberista.Si ricordi che l' Europa era appena uscita dalla pianificazione imperativa attuata dall' economia di guerra, e che in molti Paesi, in primis la Francia e l' Olanda, vigeva un sistema economico altamente dirigista.

Lo stesso Jean Monnet, che viene spesso presentato come fautore del neo-liberismo perchè era imprenditore e aveva lavorato anche ibn America, era, in realtà, un grande esperto di ppianificazione economica, aveva lavorato all'economia di guerra con il Presidente americano ed era stato nominato da De Gaulle "Hauc Commissaire au Plan", cioò il massimo funzionario per la pianificazione dell' Economia francese. Infine,il tanto esaltato "Ordoliberalismus" di Ehrardt altro non era se non la traduzione del termine "Orderly Liberalism" che, in America, aveva caratterizzato le politiche dirigistiche del "New Deal".

Anche la concezione originaria della concorrenza, quale espressa dal Trattato di Roma, non era la concorrenza "senza se e senza ma", bensì la "workable competition", cioè una sorta di "concorrenza sostenibile"-compatibile, cioè, con le realtà effettive della società e dello stesso mercato-.

La situazione attuale, di graduale uscita dalla crisi, può essere paragonata, sotto certi aspetti, a quella del dopoguerra.Vi è una generale sfiducia nella possibilità dell' economia mondiale, così come l' abbiamo conosciuta negli ultimi vent'anni, di dare risultati soddisfacenti per gli Europei.

E' chiaro che, perchè si possa dispiegare in tutta la sua pienezza il concetto di "politica industriale europea", occorre previamente una rivisitazione senza veli ideologici di tutta la storia economica degli ultimi secoli , delle teorie economiche, anche quelle meno conosciute (come quelle di Fichte, di Stein, di Kujper, di Latouche), rileggendo quelle più note ma interpretate in senso distorto (come quelle di Weber, di Hilferding, di Schumpeter).

Per ora, limitiamoci a segnalare gli aspetti, dei programmi dei Commissari, che più strettamente si conmnettono all' idea di "politica economica".

TAJANI INDUSTRIA POLITICA INDUSTRIALE EUROPEA
PMI SPAZIO TURISMO

ALMUNIA CONCORRENZA Riforma del sistema europeo di finanziamenti

KROES DIGITAL AGENDA EUROPEANA

KALLAS TRASPORTI Trasporto sostenibile ecologicamente

ANDOR LAVORO, AFFARI SOCIALI
E INCLUSIONE Strategia 2020

BARNIER MERCATO INTERNO Mercati finanziari Crisis management Appalti

CIOLOS AGRICOLTURA Sviluppo agricolo sostenibile

DALLI SALUTE E CONSUMATORI e-commerce

HEDEGAARD CLIMA Green economy














OETTIGER ENERGIA gasdotti


PIEBALGS SVILUPPO Ripensamento dell’ aiuto internazionale
allo sviluppo













VASSILIOU FORMAZIONE, CULTURA,GIOVANI Industria culturale

UNA POLITICA ECONOMICA PER L' EUROPA


Important presentation, by the Center for the Study of Federalism in Turin, of Dario Velo's Book "The Government of the Economic Development and of Innovation in Europe" . La présentatin, de la part du Centre pour l' étude du Fédéralisme à Turin, du livre de Dario Velo "Le gouvernement du développement économique et de l' innovation en Europe". Eine wichtige Vorstellung, von der Seite des Instituts fuer das Studium des Foederalismus, in Turin, von Dario Velo's Buch "Die Lenkung der Wirtschaftlichen Entwicklung und der Innovation in Europa.


Il convegno del 28

E' doveroso un encomio al Centro Studi del Federalismo di Torino, che organizza ininterrottamente, a Torino, manifestazioni del massimo livello accademico sul tema del federalismo, europeo e mondiale, con ciò supplendo anche alle carenze della società civile e delle Istituzioni.

E', infatti, a nostro avviso, inaccettabile che una regione, come quella torinese, profondamente marcata da una tradizione europea, dedichi così poco spazio alle iniziative europee. Lode dunque a quelle "minoranze attive" che, nonostante il disinteresse generale, operano ,nella quotidianità, per mantenere viva questa fiammella . Già l'altro ieri avevamo avuto modo di segnalare, seppure con una nostra interpretazione molto soggettiva, l'altro importante convegno del Centro per gli Studi sul Federalismo, sull' integrazione latino-americana. Il convegno di ieri era ancora più importante e centrale, perchè trattava di un tema incredibilmente focale per noi Europei: la politica economica dell' Europa.

Il convegno era dedicato al libro del Professor Dario Velo, "Il governo dello Sviluppo economico e dell'innovazione in Europa".Relatori: Antonio Padoa Schioppa, Presidente del Centro Studi sul Federalismo; Oreste Calliano, Università degli Studi di Torino; Alfonso Iozzo, membro del Consiglio del Centro Studi sul Federalismo, Giorgio Pellicelli, Università di Torino.

Il Prof. Velo, autore del libro, ha sottolineato la complementarietà economica fra Europa Comunitaria e Stati Uniti' , mentre Alfonso Jozzo e Oreste Calliano hanno posto maggiormente in evidenza la specificità europea, che, come ha detto Calliano, è apprezzata anche da una parte degli Americani, per esempio Jeremy Rifkin. Tutti si sono trovati d' accordo nel rilevare le aperture che il Trattato di Lisbona fa ad una politica economica europea, là dove ridimensiona il ruolo eccessivo della politica della concorrenza, ma anche là dove inserisce nelle competenze europee due settori importanti come spazio e turismo.A questo ultimo proposito, è stato da tutti ribadito che la cultura europea, in particolare quella giuridica, dovrebbe svolgere un ruolo più proattivo nella formazione delle politiche europee.

Attualità del tema

L'attualità di questo tema è dimostrata dalla prossima riunione sull'economia promossa dal nuovo Presidente van Rompuy, oltre che dagli scottanti "dossier" oggi in discussione, fra i quali i due che riguardano l' Italia (Fiat e Telecom).

Qui ci limitiamo a constatare che la sopravvalutazione delle politiche europee di concorrenza abbia portato a vere e proprie distorsioni. Per esempio, una delle ragioni per cui in Europa vi è una crisi di sovrapproduzione è che gli Stati est-europei, prima di aderire alla UE o durante il periodo transitorio, concedono generosi incentivi di durata lunghissima alle case automobilistiche che intendano istallarvisi. Quindi, si costruiscono più nuovi impianti di quanti sarebbero necessari. Un altro caso è quello della presa di posizione della commissaria alla concorrenza contro l' accordo Germania-Magna, presa di posizione fomentata dai Governi dei Paesi Europei dove la Magna voleva chiudere le fabbriche. Questa presa di posizione incoraggiò coloro che, alla GM e nel Governo americano, volevano la violazione degli accordi con la Magna.

Praticamente ogni volta che c'e un merger o un'acquisizione, tutti i Governi europei si schierano da varie parti della barricata, a seconda della nazionalità del compratore e degli stabilimenti. Non esistono regole concordate. Mentre (come è stato giustamente rilevato durante il convegno), occorrerebbe favorire le imprese comuni a livello comunitario, in realtà di imprese di questo tipo ce ne sono pochissime, e anche quelle che esistiono (come EADS) non sono percepite veramente come "imprese europee", sono lacerate da faide interne ed osteggiate dai Paesi non partecipanti.

In pratica, tutti gli Stati Membri vorrrebbero avere la proprietà e il comando di tutte le aziende, ed avere almeno un' azienda di ogni tipo, come ai tempi dell' autarchia. Impensabile parlare di specializzazioni e di vocazioni nazionali concordate e/o contrattate a livello europeo.

Inoltre, tutti gli Stati membri sono troppo deboli per fronteggiare una situazione mondiale di lotta economica globale, di tutti contro tutti, in cui i grandi Stati usano mezzi leciti e no, e, soprattutto, fanno un uso imprevedibile delle nuove tecnologie dell' informazione.Significativa la scena dei BASIC riuniti in segreto a Copenhagen, ma scoperti e raggiunti da un Obama non invitato.Significativa la polemica fra USA e Cina, in cui l' unica cosa certa sarerebbe che ambedue i Governi disporrebbero di qualche decina di migliaia di Hackers intenti a destabilizzare gli altri Paesi del mondo con sabotaggi di internet ed altre azioni di disturbo. Qualcosa di simile a quanto accaduto fra la Russia e Paesi Baltici, e che ha dato luogo alla creazione di un'apposita agenzia NATO.Tipico anche il "complotto" di disinformazione contro le economie di Grecia e Spagna, denunziato ieri a Davos da Papandreu e Zapatero.

Alcune considerazioni personali sul lungo termine

Di fronte a queste situazioni, come reagire?

E' chiaro che non si possono mescolare il discorso a breve, profondamente legato ai condizionamenti giuridici, storici e politici, esistenti, e un discorso "a regime".Inoltre, il programma a breve della Commissione in questo campo è già segnato dalle dichiarazioni al Parlamento di Barroso e dei nuovi Commissari.

"A termine", cioè quando l' Unione Europea fosse veramente compiuta, è chiaro che l' Europa dovrebbe essere in grado innanzitutto di razionalizzare in profondità il proprio sistema economico, evitando inutili duplicazioni e dedicando le risorse così rese disponibili ad altre attività.Questo dovrebbe avvenire per le strutture produttive, ma anche per le politiche di incentivazione. che, adesso, almeno, non vengono più demonizzate, bensì considerate come normali, e, infine, per le stesse strutture dell' Unione, che sono diventate troppo dispersive.Basti pensare al fatto che le politiche economiche sono attualmente disperse fra almeno 15 dicasteri.

Per ciò che concerne le strutture produttive,sui grandi mercati internazionali (per esempio, aerospaziale, automobile, elettronica, farmaceutica), per garantire la concorrenza basterebbero due gruppi a livello mondiale. Tuttavia, per salvaguardare l' autonomia di ogni area geografica, e tenendo conto che sicuramente Cina e India vogliono e possono fin da ora essere autonome), basterebbero 7/8 gruppi (come l' Avvocato Agnelli diceva da decenni). Se, poi, si volesse garantire una concorrenza anche fra due "campioni "di ogni Continente, si potrebbe pensare ad un massimo di una quindicina di gruppi a livello mondiale.

Se, quindi, ci fosssero in Europa 2 gruppi autonomi, al posto degli attuali 5, 6 (per Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Svezia), parecchi grandi Paesi resterebbero senza un loro "campione nazionale". Perchè dovrebbero accettare questa situazione senza contropartite? La contropartita sarebbe quella di potersi specializzare, con il consenso e il supporto degli altri Paesi, in altre aree.Facendo un esempio estremo, ma già quasi realizzato: perchè l' Italia avrebbe bisogno di una sua industria nucleare, quando può benissimo comprare l' elettricità dalla Francia o dall' Est Europa, e invece di spendere nel nucleare spendere nell' ambiente, ma, soprattutto, nella cultura e nel turismo, dove avrebbe risorse pressoché infinite da sfruttare e una leadership incontestabile?Perchè, come è stato riferito da Roberto Palea, in campo energetico, si duplica la ricerca in tutta Europa?

Questo tipo di accordi è relativamente fattibile a livello bilaterale, ma diventa difficilissimo quando ci sono 30 governi ed altrettante imprese da accontentare. L' Unione Europea potrebbe divenire il "tavolo" dove si fanno questi accordi. Però, per fare questo ci vuole soprattutto più cultura, più expertise. Sulla scia del libro di Velo, tutti hanno stigmatizzato il fatto che l' Università non costituisca, almeno in Italia, quel serbatoio di competenze che servirebbe a supportare l' azione pubblica.

Un'altra forma di semplificazione, anche se soltanto giuridica, potrebbe essere la trasformazione dei "consorzi europei" (come l' Ariane e l' Eurojet), in "Società comuni.

E' quasi un' ovvietà affermare che non c'è nulla di più contraddittorio che proclamare la strategia della Società della Conoscenza e poi, come prima cosa, attuare severi "tagli alla cultura".Cultura che, invece, a nostro avviso, potrebbe essere finanziata proprio con i tagli alle duplicazioni produttive e burocratiche , che permetterebbero di economizzare non soltanto il costo di investimenti e posti di lavoro, ma anche quello delle burocrazie incaricate di interfacciarsi con i campioni nazionali che non ci fossero più.

Con ciò, si ritorna all' esigenza della cultura, dell' informazione, in primo luogo a favore dei decisori pubblici, poi dell'opinione pubblica europea.

Per ciò che concerne gli strumenti di incentivazione (europei, nazionali, regionali e locali), essi sono divenuti oramai così numerosi e complessi, che, da un lato, riuscire ad accedervi è un'impresa temeraria, e, all' altro, i vantaggi di ciascuno "sportello" sono veramente minimi. Occorrerebbe semplificare e rendere trasparenti normative e procedure, con un' azione legislativa programmata e sistematica.

Per ciò che concerne la dispersione operativa, occorrerebbe concentrare i temi economici su un tavolo unico.Nel corso del dibattito, Alfonso Jozzo ha citato l'esigenza che la politica economica venga gestita da un'Ente ad hoc, sulla falsariga della Tennessee Valley Authority.

Considerazioni sul breve termine.

A noi non è sembrata fuori luogo l' idea che, anche a breve, una priorità potesse essere la costituzione di una specie di "intelligence europea", di orientamento prevalentemente economico.Costituzione che, a nostro avviso, non richiederebbe particolari strumenti di diritto internazionali, né modifiche rilevanti al bilancio comunitario. Infatti, si tratterebbe solamente di una riorganizzazione di attività esistenti.Torniamo a ricordare la storia degli hacker cinesi e americani e quella del complotto contro Grecia e Spagna, che è anche un complotto contro l' Euro. Ricordiamo che quando, molto tempo fa, si era incominciato a parlare di Politica Estera e Difesa Comune, si era pensato di cominciare proprio con una "Cellula di riflessione"sulle crisi politiche internazionali. Diciamo poi che il Trattato di Lisbona ha aperto una gravissima questione di competenze, tanto in campo economico, che in quello della Politica Estera, fra Presidente, Presidente del Consiglio, Presidente della Commissione e Alto Commissario. Leggendo, infine, delle polemiche in corso circa un certo "disinteresse" dell' Alto Commissario per i propri compiti, ho scoperto che tutti questi personaggi dispongono soltanto di un modestissimo "gabinetto" di poco più di dieci persone, che, nel caso dei problemi economici e industriali, non può, certo, essere sufficiente a fronteggiare costantemente problemi settoriali della più varia natura tecnica e riferiti al mondo intero (e di competenza di quattro o cinque diversi Commissari).Ci vorrebbe fin da subito un tavolo di concertazione che fosse anche costantemente operativo, per poter fronteggiare le continue crisi.

Quindi: specialisti, tratti dagli uffici dell' Unione o dai Ministeri nazionali, che seguano in permanenza e sistematicità i vari settori, non già nell' ottica dei singoli Stati Membri, bensì nell' interesse dell' Unione, quale espresso dagli organi caso per caso competenti.Specialisti che abbiano il quadro esatto e di dettaglio della situazione, e che trovino il modo di informarsi anche sulle discussioni e iprogetti in corso, o anche solo in discussione, in ogni parte del mondo, e che possano suggerire fusioni, concntrazioni, società comuni, senza aspettare le iniziative degli Stati Membri o delle imprese, né senza reclutare caso per caso consulenti ad hoc.

Audizione dei Commissari competenti in materia economica.

La procedura di audizione della nuova Commissione dinanzi al Parlamento offre una buona dose di informazioni circa il programma della Commissione stessa, che dev' essere formalizzato Commissario per Commissario.

L'analisi critica dei programmi prenderà un po' di tempo, perchè si tratta di 15 Commissari su 27.

Poiché, a oggi, non esiste l' "Authority" suggerita da Jozzo, il Commissario che ha maggiori competenze è quello responsabile per l' Industria, che per nostra fortuna, è, attualmente, l' Italiano, Antonio Tajani. Questo dovrebbe costituire uno stimolo per tutti noi per studiare con parrticolare cura questa materia, discuterla fra di noi e formulare proposte.

Mettiamo a disposizione questo Blog, oltre che i locali di Alpina, per ognuna di queste attività.

Scriveteci

Riccardo.lala@alpinasrl.com

Tel.0116688758.

mercoledì 14 gennaio 2009

Prossima scadenza bandi regionali

Pubblichiamo qui di seguto una sintesi, inoltrata da Torino Wreless, esplicativa dei bandi in oggetto. In considerazione dei tempi lunghi ed onerosi di preparazione delle domande, coloro i quali fossero interessati sono pregati di manifestarsi al più presto.

Regione Piemonte: Adozione Tecnologie dell'Informazione e della Comunicazione - Misura 1.3.2
Data finale: 30 gen 2009
Descrizione del finanziamento
Il bando è destinato alle piccole e medie imprese che intendono adottare prodotti e/o servizi informatici innovativi basati sull'utilizzo di Internet. Il servizio o il prodotto informatico oggetto di contributo deve essere utilizzato in unità locali dell'impresa ubicate nel territorio della Regione Piemonte.
Classificazione
Ambito: Regionale
Stato: Aperto
Valuta: €
Valore del finanziamento
Minimo: €40,000Massimo: Non specificato
Descrizione completa
Il bando è destinato alle piccole e medie imprese che intendono adottare prodotti e/o servizi informatici innovativi basati sull'utilizzo di Internet. Il servizio o il prodotto informatico oggetto di contributo deve essere utilizzato in unità locali dell'impresa ubicate nel territorio della Regione Piemonte. BeneficiariSono ammissibili a beneficiare dei contributi previsti dal presente bando singole piccole e medie imprese, vincolate alla presentazione di una sola proposta progettuale e dunque una sola domanda di contributo. Sono esclusi i raggruppamenti di imprese in qualsiasi forma. Interventi ammissibiliLe richieste di finanziamento devono avere come elemento distintivo supporto all'adozione di prodotti, servizi e tecnologie informatiche basati sull'utilizzo di Internet.In particolare gli interventi devono favorire:l'adozione di soluzioni e servizi, basati preferenzialmente su tecnologie free/open source e sull'utilizzo di Internet, che permettano di semplificare e migliorare le pratiche di gestione aziendale, secondo un criterio di customizzazione sulle specifiche esigenze dell'impresa, di indipendenza tecnologica e di economicità. l'adozione di soluzioni e servizi di relazione con fornitori e clienti, di marketing ed di gestione della comunicazione aziendale che si basino sull'interazione e la collaborazione attraverso Internet, secondo paradigmi assimilabili a quelli del web 2.0. l'adozione di soluzioni, prodotti e/o servizi che permettano di implementare a tutti i livelli della gestione aziendale la fatturazione elettronica da parte delle imprese. l'adozione di prodotti e/o servizi per la gestione dei processi interni all'impresa basati sull'erogazione di servizi attraverso Internet, seguendo tipologie di utilizzo del servizio tipiche del modello SaaS - Software as a ServiceGli interventi finanziati dal presente bando devono essere realizzati entro 12 mesi dalla data di concessione del contributo. Spese ammissibiliSono ammissibili le seguenti tipologie di spesa:Consulenza specialistica finalizzati allo sviluppo e all'adozione di tecnologie ICT Servizi assimilabili all'acquisizione di potenza di calcolo strumentale allo sviluppo dei prodotti o servizi Acquisto di software, hardware e apparati di comunicazione Costo di personale e contratti di collaborazione con Atenei e organismi di ricerca Spese generali Modalità del contributoI progetti devo avere un valore superiore a 40.000 Euro. Gli aiuti sono concessi fino al 50% del totale dei costi ammissibili. Dotazione finanziaria: 25.000.000 di euro
Procedura di presentazione
La procedura per la richiesta del finanziamento prevede due step: una accreditamento telematico e un invio della domanda via web, seguita dall'invio cartaceo per posta ordinaria. All'indirizzo
www.regione.piemonte.it/industria/ si può consultare il Manuale Utente che contiene le indicazioni e i documenti necessari per effettuare la procedura di accreditamento e di georeferenziazione dell'intervento a partire dal 25 Novembre 2008Dal 2 dicembre, invece, si possono presentare le domande di ammissione a contributo che devono essere redatte utilizzando esclusivamente i moduli allegati al bando, compilati in ogni parte ed inviate per via telematica secondo l'apposita procedura, previa connessione al sito www.regione.piemonte.it/industria/.Entro 5 giorni lavorativi successivi all'invio telematico le domande dovranno essere confermate da originale cartaceo, debitamente sottoscritto e completo degli allegati obbligatori, inviato tramite raccomandata A/R oppure tramite corriere espresso a Finpiemonte S.p.A., Galleria San Federico, 54 - 10121 Torino.