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sabato 9 gennaio 2010

CAPIRE COPENAGHEN


Contradictory Messages from Climate Summit.Des messages contradictoires du sommet mondial.Verwirrende Signale aus Klimatreffen

A nostro avviso, lo svolgimento e la conclusione del vertice dimostrano innanzitutto la complessità dello scenario politico internazionale.

Innanzitutto, più che mai le posizioni dei vari Paesi si sono rivelate differenziate, e legate, più che al problema specifico, alle rispettive priorità politiche.

Tanto l' America, quanto la Cina, ambiscono innanzitutto a mostrare la loro capacità di "leadership" e il loro rifiuto di essere condizionate dall' esterno. I "BASIC", capitanati, appunto, dalla Cina, non vogliono compromettere in alcun modo la loro corsa verso il vertice dell' economia mondiale.L? Europa avrebbe voluto dimostrare di esprimere, attraverso la sua posizione di avanguardia, la propria ambizione di "potenza civile" che riesce a dirigere il mondo solamente grazie alle sue buone idee e alle buone intenzioni. Anche la Russia avrebbe voluto fare da paciere. Invece, l' una e l' altra sono state platealmente escluse dal dibattito per la convergenza di fatto di America e BASIC.I Paesi più poveri ambiscono soprattutto ad acquisire, grazie al discorso sull'ambiente, ulteriori aiuti internazionali.

Solo i Paesi tropicali rivieraschi, come il Bangladesh, le Maldive e Tuvalu, sono seriamente preoccupati del surriscaldamento atmosferico, che, secondo le previsioni, li cancellerà fra breve dalla carta geografica.

L' atteggiamento di molti fra i negoziatori - "in primis", quello della Cina, ma poi anche quelli dei BASIC e dell' America, sono stati nettamente sprezzanti, con Hua Kuo Feng assente, Wen Ji Bao asserragliato nel proprio albergo, i BASIC che si riuniscono di nascosto, Obama che si installa di prepotenza nella loro riunione segreta e sigla l' accordo con la Cina senza consultare gli Europei.

Se l' Europa vuole continuare nella sua pretesa di avere un ruolo di "guida morale" del mondo, deve prendere atto di quanto accaduto, traendone una serie di lezioni:

-le sue posizioni debbono essere più mature e articolate, tenendo conto anche delle esigenze degli altri;

ci dev' essere un ben maggiore coordinamento fra i vari organi dell' Unione e gli Stati Membri;

-si deve essere pronti a formare coalizioni con i Paesi che hanno posizioni più simili alle nostre, come i paesi rivierasci e la Russia;

-si deve comunque pretendere un maggiore rispetto delle procedure formali.

No c' è che dire, un bel po' di compiti per Van Rompuy, Zapatero, Barroso e Katherin Ashton.

lunedì 26 gennaio 2009

La Fine delle Egemonie. Una preview.

Clicca sull'icona e leggi il primo capitolo dell'ultimo lavoro di Mosconi!

venerdì 12 dicembre 2008

Antonio Mosconi, La fine delle egemonie


The crisis of the world system following to the recent financial disorder cannot be solved without an effort towards a multilateral management of world economy.
La crise du système mondial suite aux récents désordres financiers ne pourra être resolue sans un effort dans la direction d’une gestion polycentrique de l’économie mondiale.
Die von den Unruhen der Finanzmärkte hervorgebrachte Krise kann nicht ohne eine multipolare Verwaltung der Weltwirtschaft überwunden werden.


Tra gli eventi che stanno scuotendo dalle fondamenta gli attuali equilibri a livello mondiale, la crisi finanziaria degli ultimi mesi assume un significato decisivo, non soltanto perché sta liquidando le residue velleità di applicare ricette neo-liberistiche e neo-conservatrici, ma, soprattutto, perché sta minando la credibilità di quell’ideologia trasversale, secondo la quale un provvidenziale impero mondiale sarebbe stato sul punto di garantire al mondo, con la “Fine della Storia”, una perpetua sicurezza e benessere, a fronte del solo costo politico di un “soft power” di carattere più ideologico e finanziario che non politico e militare.
La fine dell’egemonia americana (“ultima superpotenza”), alla quale stiamo assistendo, sembra aprire le porte ad una situazione sostanzialmente equilibrata fra America, Europa, Russia, Medio Oriente, India e Cina, nella quale non appare realistico proporre né una nuova egemonia né una chiusura protezionistica dei vari Continenti nei confronti del resto del mondo.
Ci si rende conto che, per interpretare e governare una globalizzazione complessa come quella che abbiamo di fronte, si richiede il contributo, culturale, politico ed economico, di tutte le aree del mondo.
Attore privilegiato di questa nuova fase cooperativa e multiculturale può essere l’Unione Europea, che può proporre (senza pretese di esclusività) soluzioni e ricette già sperimentate al suo interno, prima fra le quali la moneta europea.
Il libro di Mosconi, con il rigore del suo metodo, con la ricchezza dell’informazione, con la passione della proposta, può fornire preziosi stimoli di riflessione e di dibattito in questa fase costituente, in cui si richiede, da parte di cittadini e forze sociali, il massimo livello di attenzione e di propositività.


ANTONIO MOSCONI, La Fine delle Egemonie, Unione Europea e Federalismo Mondiale, Alpina, 2008, 168 pagine, € 20,00