martedì 16 marzo 2010

MOSTRA A TORINO AEREONAUTICA ITALANA

It was an Emotion to Revive Aviation History of Torino. Il a été une expérience émotionnante de revivre l'histoire de l' aviation à Turin. Es war eine grossartige Emotion Luftwaffegeschichte in Turin wieder zu erleben






Di tanto in tanto, a Torino, sempre pronta a parlare di automobili, ci si ricorda che la nostra città è anche la città pioniera in Italia dell' industria aerospaziale.

Per questo, non può non averci fatto piacere il fatto che, a cura dell' Aereonautica Militare, sia stata organizzata, a 100 metri dalla sede di Alpina, e a un chilometro dalla nostra abitazione, in quella Torino Esposizioni che, un tempo, veniva identificata con il Salone dell' Automobile, una mostra dedicata interamente ai cent' anni dell' Aereonautica Militare Italiana.

Purtroppo, siamo in tempi di tagli alle spese. Quindi, la mostra ha dovuto essere naturalmente contenuta.

Siamo in tempi di politicamente corretto.Quindi c'è stata, giustamente, molta obiettività, ma, a nostro, avviso, troppo poco rilevo per i fatti più salienti.

Siamo anche in tempi di eccessiva burocrazia e di poco sforzo inventivo: quindi, pochi riferimenti alla cultura del tempo, ai dibattiti politici; pochissime indicazioni sui grandi orientamenti tecnologici passati, e, soprattutto, futuri.

Ho rivisto, certo, con piacere, la grande sala dei disegnatori della FIAT Sezione Velivoli, cos' come la vidi nel '53, diretta da mio padre, dove presero vita, fra gli altri, il G 91, l' F 104 e il Tornado.E, tuttavia, mi sarebbe piaciuto che fossero spiegati ai cittadini i diversi percorsi della Fiat Sezione Velivoli e della Fiat Motori Avio, presso cui io stesso ho lavorato tanti anni.

Ho preso atto con piacere che si è dato atto al Futurismo di avere aperto un dibattito sulla modernità. E, tuttavia, sono mancate le grandi opere dei futuristi sull' aereonautica. Soprattutto, è mancato D' Annunzio.

Infine, capiamo che si tratta di una manifestazione dell' Arma: e, tuttavia, qualche accenno alle sfide tecnologiche in cui sono impegnate le imprese aerospaziali torinesi e l' Europa, sarebbe anche stata utile.

La realtà è che, a Torino, per l' Aeroenautica, ci vorrebbe, non soltanto, una mostra, ma, addirittura, un museo.

PER UNA FIAT EUROPEA


Rumors about Spin-off of Fiat Auto Should Raise Debate about "Nationality" of FIAT.Les indiscrétions sur apport d'actif du secteur automobile solicitent un débat à propos de la "nationalité" de FIAT. "Geruechte2 ueber Boersennotierung des PKW-Sektor stuetzen Neugier ueber "Nationalitaet" von FIA


Sarà la decima volta che sentiamo di una possibilità di "scorporo" del Settore Auto della FIAT, e del suo conferimento ad un nuovo Gruppo, formato con nuovi partner internazionali, nel quale la Famiglia Agnelli non deterrebbe più il controllo assoluto (SIMCA, Peugeot, Ford,Mercedes/Chrysler, Ford, General Motors, TATA, Chrysler,ecc...).

Eppure, fino ad ora, queste ipotesi non si erano mai materializzate.

Ciò significa che vi sono seri motivi per cui l' ipotesi è allettante, ma anche per cui essa non può avvenire.

Essa è allettante in quanto l' industria automobilistica è per sua natura mondiale, e i condizionamenti nazionali, locali e familiari, le stanno stretti.

Essa è impossibile perchè l' industria automobilistica (come la maggior parte delle industrie moderne) non può essere, né pensata, né creata, né sviluppata, né gestita, né mantenuta, né difesa, né, comunque, sopravvivere, senza una decisa opzione da parte "del Politico" (ideologia, Stato, Nazione, burocrazia, partiti, sindacati. "Politico" che "pensa" l' industria come strumento della Ragione vincitrice, che la impone penalizzando il feudo, il latifondo, l' agricoltura,il clero, che la fa nascere con la legislazione di privilegio per le società per azioni, che la sovvenziona direttamente, con le commesse militari, ed indirettamente, con le poloitiche sociali e con le infrastrutture, che la fa vivere con il welfare, che ne prolunga la vita con gli incentivi, ecc..
Oggi, siamo al "redde rationem".Oggi si può fare tutto ed il contrario di tutto, ma senza più i paraocchi delle Grandi Narrazioni, ed assumendosene una responsabilità politica dinanzi al mondo intero.

Se la fusione serve per "scippare" la FIAT alla Famiglia Agnelli, che, bene o male, l' ha sempre sostenuta, a Torino, a cui deve la propria esistenza, ed all' Europa, a cui sta chiedendo aiuto, bene, allora, le reazioni potebbero, e, a nostro avviso, dovrebbero, essere molto violente, econcentriche, da parte di tutti: Europa, Torino, sindacati, famiglia.Questo potrebbe avvenire, per esempio, nel caso di un "regalo" del controllo all' America per certi pregiudizi ideologici dell' attuale "leadership" e per certi "favori" di Obama.
Lo "scorporo" potrebbe non essere lesivo per nessuno se esso avvenisse contestualmente ad una transazione di comune soddisfazione delle controversie in Casa Agnelli, il centro dirigenziale del nuovo Gruppo fosse in Italia, o, almeno, in Europa, e, nella proprietà, fossero adeguatamente rappresentati Famiglia Agnelli, Europa Centrale e Orientale, e, se necessario, America, Turchia e India. E, comunque, la "decisione sullo stato di eccezione" deve spettare ad un' istanza europea.
Anche se l' "establishment", politico ed economico, crede di avere diritto a compiere le proprie decisioni addirittura di nascosto, e, comunque, con la più totale esclusione dell' opinione pubblica, noi, invece, crediamo che queste scelte debbano essere condivise.

Anche e soprattutto in un momento in cui sembrava avverarsi un' ipotesi preconizzata dallo stesso Montezemolo, e recepita da Sacconi, Scajola e Tajani, quella, cioè, di sottoporre la strategia sulle ristrutturazioni dell' industria automobilistica alla suprema autorità dell' Unione Europea.

A noi preoccupa l' affermazione di certi sindacalisti, ai quali non interessa chi siai l proprietario della Fiat.Per noi dev' essere europeo, dev' essere in sintonia con le strategie dell' Unione Europea, deve partecipare alla difesa dell' Euro.

Questo perchè proprio la crisi ha dimostrato ora più che mai che le grandi imprese automobilistiche, ed, in primis, General Motors, Chrysler, Autovaz e Sollers, non sopravviverebbero neanche un giorno senza un sostegno pazzesco, assolutamente antiliberista, da parte di tutte le Autorità.
Chiediamo ai nostri amici, alla Direzione FIAT, alle Autorità locali e nazionali, ai sindacati, all'opinione pubblica, all' Unione Europea, ed, in particolare, al Commissario Tajani, di aprire un pubblico dibattito europeo su questi temi.

Discendiamo da una famiglia che ha dedicato la vita a dirigere la FIAT; anche noi abbiamo dedicato a questo scopo almeno vent'anni della nostra vita, e sappiamo non poco dei temi che oggi ribollono. Siamo a disposizione di chiunque voglia affrontarli con animo sgombro da eccessivi interessi particolaristici ed ascoltando la voce di chi ha maturato un' esperienza in queste cose.

venerdì 19 febbraio 2010

IL PARLAMENTO EUROPEO E LE BANCHE INTERNAZIONALI (TUTTI I DETTAGLI SU SWIFT E SULLA CRISI GRECA)






Further Details about Swift Vote and Goldman Sachs ( JP Morgan)Investigation. Des détails ultérieurs sur la résolution sur Swift et sur l’enquête sur Goldman Sachs / JP Morgan. Alle Einzelheiten über Swift-Entscheidung und Goldman Sachs / JP Morgan-Fall.


Avevamo preannunziato, anche in risposta ai nostri lettori, l’intenzione di seguire, anche nei dettagli tecnici, il follow-up della risoluzione del Parlamento Europeo, con cui quest’ultimo ha “bocciato” l’accordo Swift raggiunto fra il Consiglio e gli Stati Membri, da una parte, e gli USA, dall’altra, delle richieste del Parlamento Europeo di svolgere un’indagine circa le connivenze fra, da un lato, il Governo greco, e, dall’altro, le banche Goldman Sachs e JP Morgan.


Questi due casi ci sembrano importanti come prova dell’assertività e concretezza che il Parlamento Europeo sembra dimostrate in questi primi giorni dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona.


Accordo Swift


L’accordo Swift, fra la UE e gli USA, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione il 13/01/2010, prevedeva la messa a disposizione degli Stati Uniti, su richiesta del Treasury, a scopo di prevenzione, indagine, scoperta o repressione del terrorismo e del finanziamento del terrorismo, i dati sulle transazioni internazionali edffettuate in Europa.


I principali motivi di politica legislativa che hanno indotto il Parlamento Europeo a rifiutare l’approvazione del provvedimento sono i seguenti:

  • l’accordo avrebbe costituito la prima importante deviazione dalle modalità con cui, secondo il diritto europeo, si possono acquisire dati finanziari; in particolare, non era previsto un mandato di perquisizione;

  • come affermato dal Servizio Legale del Parlamento Europeo, per motivi tecnici, il trasferimento dei dati ai sensi dell’Accordo non avrebbe potuto aver luogo se non “in blocco”;tale “trasferimento in blocco” avrebbe aperto la strada allo spionaggio industriale ai danni delle imprese europee (come denunziato dalla stessa Confindustria tedesca);
  • non c’era nessun limite di tempo per l’immagazzinamento dei dati;
  • come affermato dalla Commissione di inchiesta del Parlamento Europeo, l’accordo prevedeva una sorta di “delega”, da parte dell’Unione Europea, agli USA, a svolgere, per conto della UE, le indagini di “financial intelligence”;
  • la Polizia Criminale Tedesca aveva fornito un parere secondo cui l’accordo non forniva nessun elemento utile per la lotta contro il terrorismo.


Indagine sulle connivenze banche-Governo greco


Arlene McCarthy, Vice Presidente della Commissione del Parlamento per gli Affari Economici e Monetari, ha chiesto al commissario Olli Rehn di spiegare “quali azioni intenda intraprendere per impedire alle banche di assistere i Governi nel nascondere il debito pubblico”.


Oggi, sarebbero genericamente competenti a svolgere questi compiti tre organismi comunitari: Eurojust (per la cooperazione giudiziaria); OLAF (per la repressione antifrodi), e Europol (per gli aspetti di polizia giudiziaria). Come nel campo della politica economica, manca una chiara forma di collegamento, da un lato fra queste Entità, e, dall' altro, con le Istituzioni della UE (Parlamento, Corte di Giustizia, Commissione e BCE)


Occorrerebbe che il Parlamentari Europei, se vogliono che le loro non rimangano “grida manzoniane”, pensino ad una riforma legislativa, che garantisca un coordinamento serio dell’“Intelligence Economica”, da intendersi non solamente come fatto poliziesco, bensì anche, e soprattutto, come “cellula di riflessione ”, centralizzata e permanente, sui fenomeni più preoccupanti dell’economia mondiale: crisi finanziarie, speculazioni, spionaggio industriale, crisi aziendali transfrontaliere, mergers & acquisitions che coinvolgano aziende di interesse strategico per l’Europa.


Quali Europarlamentari vorranno o farsi portatori di tale esigenza?

giovedì 18 febbraio 2010

NUOVA CULTURA EUROPEA PER POLITICA ECONOMICA

Weakness of Euro-Economy in front of Crisis Shows "Cultural Gap" of Euro. La faiblesse de l' économie européenne démontre les "lacunes culturales" de l' Euro. Wirtschaftsschwaeche entlarvt Euros"Kulturleeres" .


Mentre, fino ad oggi, la nostra critica alla costruzione europea in quanto priva di un persuasivo elemento culturale fondante sembrava destinata a restare una "vox clamantis in deserto", stiamo constatando che si levano sempre più voci a sostegno della necessità di mettere in rilievo tale elemento.

Nel sito de Il Sole 24 Ore , il corrispondente dalla Germania, Beda Romano, afferma che la crisi finanziaria in corso "scuote le fondamenta culturali" dell' Euro.

A ciò hanno fatto eco le dichiarazioni del Segretario Generale della CGIL, Epifani: In questa crisi paghiamo l’assenza di un’identita’ europea”. Parola del segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, che, a margine dell’assemblea congressuale della Fisac Cgil, ha spiegato: “Durante la crisi si sta vedendo la differenza tra l’avere un governo democratico e avere un istituto che e’ a meta’ strada come l’Unione europea e la Banca centrale europea. Scontiamo debolezze costituzionali e funzionali dell’Ue”. La differenza e’ che “la Federal Reserve americana risponde a una logica, la nostra Banca centrale a che logica risponde? Ci sono 27 Paesi, ognuno con la sua politica economica e fiscale, come puo’ pensare l’Europa di affrontare la crisi con strumenti vecchi?”.

Politica economica europea e critica del monetarismo

Il fondamento "culturale" dell' Euro sarebbe costituito dalla supposizione che gli Stati Membri sarebbero riusciti ad armonizzare le rispettive politiche economiche, cosa che non è avvenuta, in quanto, per esempio, la Germania e la Grecia hanno imboccato strade completamente opposte

Inoltre, come affermato poi in un'altra sede dallo stesso Romano, un fondamento mancante della cultura dell' Euro è anche la sua incapacità a legarsi con la politica economica, e con la politica generale, dellì' Europa.

In effetti, a crisi greca mostra due limiti della costruzione dell' Euro: la mancanza di strumenti dell' Unione per guidare la politica economica dell' Europa e il rigido monetarismo.

Che questa situazione sia in fase di superamento, lo dimostrano molti sintomi, dalla proposta dei "fondi anticrisi" alla riaffermazione della centralità della politica economica.

Fin qui, tutto bene.

Che la crisi dell' Euro sia un fenomeno politico di primaria importanza, che impone di riconsiderare anche in modo radicale le scelte già fatte, è una cosa ovvia.

Crisi culturale, quindi, sì, ma più vasta.Questa crisi non è certo solo economica, né di dottrina economica.

Carattere endemico e politico delle crisi finanziarie

La ciclicità delle crisi del sistema economico mondiale dimostra che tali crisi non sono accidentali, esse sono endemiche: si verificano puntualmente ogni circa 5 anni.La funzione delle crisi finanziarie è innanzitutto ideologica: distruggere ricchezza con un fenomeno che sembra "accidentale", in modo da poter dire che "normalmente", nella società moderna, la ricchezza dei cittadini cresce costantemente. In realtà, se ciascuno si facesse bene i conti, constaterebbe che il suo patrimonio e la sua capacità di produrre reddito, nel lungo periodo, restano, nella migliore delle ipotesi, costanti, in quanto le crisi distruggono tutto quanto si è acquisito con la carriera , con il risparmio e con gli investimenti.A questo punto, molti potrebbero chiedersi: ma, allora, a che cosa mi serve il progresso?Quindi, ogni crisi dev'essere solo la colpa di errori economici o della disonestà dei banchieri.

La "dottrina" dell' Euro, basata sull' esperienza storica della Germania Federale partiva dall' idea che, con una politica economica molto prudente, un colosso come la Germania, e, a maggior ragione, l' Europa, può crescere, anche se lentamente, senza fenomeni speculativi, e così tenersi lontani dalle crisi. Ciò non è più vero come una volta, perchè le economie di tutto il mondo sono così intrecciate che le crisi degli Stati Uniti, che perseguono una politica economica ben più avventurosa ed aggressiva di quella della Germania e dell' Europa, si ripercuotono su tutti i continenti.

Di conseguenza, la battaglia per le monete è innanzitutto una battaglia politica fra grandi potenze continentali, per il predominio economico, ma, innanzitutto, per scaricare sugli altri le conseguenze delle proprie crisi.Il che costituisce innanzitutto la materia del contendere del contenzioso USA-Cina.

Nel caso della crisi Euro, istituzioni, pubbliche e private, americane e inglesi, dalle agenzie di "rating" al "Financial Times" stanno facendo di tutto per distruggere il "rating dei "PIGS" (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna),e fare rivalutare il dollaro e la sterlina nei confronti dell' Euro. Come tutti hanno potuto osservare, il livello di indebitamento dei "PIGS" è perfino inferiore a quello dell' America e dell' Inghilterra: allora, perchè tanto allarmismo?

Le esigenze dell' Europa

L'Euro ha effettivamente conseguito un livello di successo notevole. Se non ci fosse l' Euro, la situazione di cui sopra sarebbe, per l' Europa, ancora peggiore.Deve, però, difendere questo successo.E, certamente, per fare ciò, deve, innanzitutto, darsi gli strumenti di politica economica, monetaria e industriale che hanno gli Stati veri e propri: una programmazione indicativa, ma, sotto certi aspetti, vincolante anche ai livelli sottoordinati; la possibilità di intervenire sul mercato dei cambi; la possibilità di indebitarsi; un collegamento stretto fra queste politiche economiche e le politiche estere e di difesa.

Dubitiamo che la cultura puramente tecnica che ha presieduto, fino ad ora, alla creazione dell' Euro sia sufficiente. Sarebbero necessari una maggiore attenzione alle caratteristiche specifiche della società europea verso quella di altre parti del mondo. Inoltre, una maggiore attenzione anche per le culture specifiche dei diversi Paesi, i quali, pure con il coordinamento dell' Europa, non dovrebbero essere soffocate.Infine, una maggiore attenzione alla geopolitica, e a tutte le aree a questa connesse, come per esempio i contenuti dell' import-export, il rapporto centri-periferie, le tendenze di fondo nelle grandi aree extraeuropee, come America e Cina, che tanto influenzano le nostre stesse realtà politiche ed economiche . Tutto quello che, a nostro avviso, costituisce, appunto, l' oggetto dello studio dell' Identità Europea.

LA POLITICA INDUSTRIALE EUROPEA PER L'AUTO


Positions of Marchionne and Tajani Confirm Our Hypotheses.Les positions de Marchionne et de Tajani confirment nos hypothèses.Stellungnahmen von Marchionne und Tajani bestaetigen unsre Hypothesen.


A Natale avevamo reso conto della presa di posizione del Presidente della FIAT, Montezemolo, a favore di una politica industriale europea per il settore automobilistico.In quell' occasione, avevamo proposto di dare a tale politica (che, sulla carta, già esiste, ma, come si vede, non funziona), un ben maggiore "spessore" politico e giuridico, facendone oggetto di un' "azione concertata", non solamente a livello ministeriale.

Più recentemente, avevamo segnalato l'eccezionale opportunità che si sta aprendo all' Italia, la quale dispone, in questo momento decisivo, del Commissario all'Industria, Tajani, il quale, tra l' altro, è anche particolarmente interessato (per il mproprio background e per la propria origine territoriale), alla politica industriale dello spazio, appena entrata a far parte delle sue competenze, e sulla quale si è già pronunziato.

Ieri, si è registrata una significativa convergenza, sulla priorità di una politica industriale, anche già per risolvere il problema di Termini,nel settore dell' automobile.

Avevamo poi anche fatto notare in un altro post che, a nostro avviso, le attuali basi delle politiche industriali UE, anche quando esistono, sono deboli a causa di:

-ottica teorica ed ottimistica, che non tiene conto anche delle realtà negative, come le chiusure;

-insistenza retorica sulla concorrenza, che diviene un tabù, che neppure
il legislatore comunitario può superare;

-mancanza di coordinamento, in quanto le "leve" per fare una politica industriale sono normalmente sparse in 15 Direzioni Generali della Commissione, non permettendo così, né un monitoraggio continuo, né interventi di emergenza.

Il caso dell' industria automobilistica potrà costituire un "banco di prova" per un effettivo miglioramento del sistema sotto la nuova Commissione.

Segnaliamo, per informazione, che l'industria automobilistica costituisce uno dei rami per i quali esiste già un' azione settoriale dell' Unione:"

la Commission européenne entend:

1) Renforcer la compétitivité du secteur

L'objectif est d'identifier et d'évaluer les difficultés politiques significatives ayant trait à la compétitivité de l'industrie automobile européenne et de proposer des solutions qui tiennent compte des enjeux économiques, sociaux et environnementaux.

2) Compléter, adapter et simplifier le cadre réglementaire du marché intérieur

La réalisation du marché intérieur repose sur l'introduction du système communautaire de réception complète (EC WVTA, en anglais, Whole Vehicle Type-Approval), qui permet aux constructeurs d'obtenir une réception pour un «type» de véhicule dans un État membre et de le commercialiser ensuite dans l'ensemble de l'UE, sans avoir à effectuer d'essais supplémentaires.

3) Promouvoir la globalisation du cadre réglementaire technique à travers la CEE-ONU

L'harmonisation technique globale est un facteur clé de la consolidation de la compétitivité de l'industrie automobile européenne au niveau mondial. L'UE est une partie contractante à deux accords de la Commission économique pour l'Europe des Nations unies (CEE-ONU): l'Accord de 1958 concernant l'adoption de prescriptions techniques uniformes applicables aux véhicules à roues et l'Accord mondial de 1998."(http://ec.europa.eu/enterprise/sectors/automotive/index_fr.htm#top)

LA POLITICA ECONOMICA NEI PROGRAMMI DEI COMMISSARI


Analysis of Programmes for Hearings Shows Insufficient Development of New Concept.L'analyse des programmes pour les auditions des Commissaires montrent un développemement inadéquat du nouveau concept. Analyse der Programme der Kommissaere fuer EP-Pruefung zeigt unzulangende Entwicklung des neuen Konzepts. Come anticipato, al fine di pervenire al risultato di un' analisi critica della nuova idea di "una politica industriale per l' Europa, abbiamo ritunuto prioritario compiere un' analisi a volo d' uccello dei programmi esibiti dai neo-commissari in occasione delle audizioni dinanzi al Parlamento Europeo.

La "rivoluzione culturale" in corso, sottolineata dalla modifica apportata al concetto di "concorrenza" dal nuovo "wording" dei Trattati Istitutivi, non trova espressione se non nel linguaggio dei due commissari all' Industria e alla Concorrenza, che parlano di "economia sociale di mercato". In realtà, si torna all' ispirazione originaria delle Comunità Economiche Europee, che era tutt'altro che liberista.Si ricordi che l' Europa era appena uscita dalla pianificazione imperativa attuata dall' economia di guerra, e che in molti Paesi, in primis la Francia e l' Olanda, vigeva un sistema economico altamente dirigista.

Lo stesso Jean Monnet, che viene spesso presentato come fautore del neo-liberismo perchè era imprenditore e aveva lavorato anche ibn America, era, in realtà, un grande esperto di ppianificazione economica, aveva lavorato all'economia di guerra con il Presidente americano ed era stato nominato da De Gaulle "Hauc Commissaire au Plan", cioò il massimo funzionario per la pianificazione dell' Economia francese. Infine,il tanto esaltato "Ordoliberalismus" di Ehrardt altro non era se non la traduzione del termine "Orderly Liberalism" che, in America, aveva caratterizzato le politiche dirigistiche del "New Deal".

Anche la concezione originaria della concorrenza, quale espressa dal Trattato di Roma, non era la concorrenza "senza se e senza ma", bensì la "workable competition", cioè una sorta di "concorrenza sostenibile"-compatibile, cioè, con le realtà effettive della società e dello stesso mercato-.

La situazione attuale, di graduale uscita dalla crisi, può essere paragonata, sotto certi aspetti, a quella del dopoguerra.Vi è una generale sfiducia nella possibilità dell' economia mondiale, così come l' abbiamo conosciuta negli ultimi vent'anni, di dare risultati soddisfacenti per gli Europei.

E' chiaro che, perchè si possa dispiegare in tutta la sua pienezza il concetto di "politica industriale europea", occorre previamente una rivisitazione senza veli ideologici di tutta la storia economica degli ultimi secoli , delle teorie economiche, anche quelle meno conosciute (come quelle di Fichte, di Stein, di Kujper, di Latouche), rileggendo quelle più note ma interpretate in senso distorto (come quelle di Weber, di Hilferding, di Schumpeter).

Per ora, limitiamoci a segnalare gli aspetti, dei programmi dei Commissari, che più strettamente si conmnettono all' idea di "politica economica".

TAJANI INDUSTRIA POLITICA INDUSTRIALE EUROPEA
PMI SPAZIO TURISMO

ALMUNIA CONCORRENZA Riforma del sistema europeo di finanziamenti

KROES DIGITAL AGENDA EUROPEANA

KALLAS TRASPORTI Trasporto sostenibile ecologicamente

ANDOR LAVORO, AFFARI SOCIALI
E INCLUSIONE Strategia 2020

BARNIER MERCATO INTERNO Mercati finanziari Crisis management Appalti

CIOLOS AGRICOLTURA Sviluppo agricolo sostenibile

DALLI SALUTE E CONSUMATORI e-commerce

HEDEGAARD CLIMA Green economy














OETTIGER ENERGIA gasdotti


PIEBALGS SVILUPPO Ripensamento dell’ aiuto internazionale
allo sviluppo













VASSILIOU FORMAZIONE, CULTURA,GIOVANI Industria culturale

UNA POLITICA ECONOMICA PER L' EUROPA


Important presentation, by the Center for the Study of Federalism in Turin, of Dario Velo's Book "The Government of the Economic Development and of Innovation in Europe" . La présentatin, de la part du Centre pour l' étude du Fédéralisme à Turin, du livre de Dario Velo "Le gouvernement du développement économique et de l' innovation en Europe". Eine wichtige Vorstellung, von der Seite des Instituts fuer das Studium des Foederalismus, in Turin, von Dario Velo's Buch "Die Lenkung der Wirtschaftlichen Entwicklung und der Innovation in Europa.


Il convegno del 28

E' doveroso un encomio al Centro Studi del Federalismo di Torino, che organizza ininterrottamente, a Torino, manifestazioni del massimo livello accademico sul tema del federalismo, europeo e mondiale, con ciò supplendo anche alle carenze della società civile e delle Istituzioni.

E', infatti, a nostro avviso, inaccettabile che una regione, come quella torinese, profondamente marcata da una tradizione europea, dedichi così poco spazio alle iniziative europee. Lode dunque a quelle "minoranze attive" che, nonostante il disinteresse generale, operano ,nella quotidianità, per mantenere viva questa fiammella . Già l'altro ieri avevamo avuto modo di segnalare, seppure con una nostra interpretazione molto soggettiva, l'altro importante convegno del Centro per gli Studi sul Federalismo, sull' integrazione latino-americana. Il convegno di ieri era ancora più importante e centrale, perchè trattava di un tema incredibilmente focale per noi Europei: la politica economica dell' Europa.

Il convegno era dedicato al libro del Professor Dario Velo, "Il governo dello Sviluppo economico e dell'innovazione in Europa".Relatori: Antonio Padoa Schioppa, Presidente del Centro Studi sul Federalismo; Oreste Calliano, Università degli Studi di Torino; Alfonso Iozzo, membro del Consiglio del Centro Studi sul Federalismo, Giorgio Pellicelli, Università di Torino.

Il Prof. Velo, autore del libro, ha sottolineato la complementarietà economica fra Europa Comunitaria e Stati Uniti' , mentre Alfonso Jozzo e Oreste Calliano hanno posto maggiormente in evidenza la specificità europea, che, come ha detto Calliano, è apprezzata anche da una parte degli Americani, per esempio Jeremy Rifkin. Tutti si sono trovati d' accordo nel rilevare le aperture che il Trattato di Lisbona fa ad una politica economica europea, là dove ridimensiona il ruolo eccessivo della politica della concorrenza, ma anche là dove inserisce nelle competenze europee due settori importanti come spazio e turismo.A questo ultimo proposito, è stato da tutti ribadito che la cultura europea, in particolare quella giuridica, dovrebbe svolgere un ruolo più proattivo nella formazione delle politiche europee.

Attualità del tema

L'attualità di questo tema è dimostrata dalla prossima riunione sull'economia promossa dal nuovo Presidente van Rompuy, oltre che dagli scottanti "dossier" oggi in discussione, fra i quali i due che riguardano l' Italia (Fiat e Telecom).

Qui ci limitiamo a constatare che la sopravvalutazione delle politiche europee di concorrenza abbia portato a vere e proprie distorsioni. Per esempio, una delle ragioni per cui in Europa vi è una crisi di sovrapproduzione è che gli Stati est-europei, prima di aderire alla UE o durante il periodo transitorio, concedono generosi incentivi di durata lunghissima alle case automobilistiche che intendano istallarvisi. Quindi, si costruiscono più nuovi impianti di quanti sarebbero necessari. Un altro caso è quello della presa di posizione della commissaria alla concorrenza contro l' accordo Germania-Magna, presa di posizione fomentata dai Governi dei Paesi Europei dove la Magna voleva chiudere le fabbriche. Questa presa di posizione incoraggiò coloro che, alla GM e nel Governo americano, volevano la violazione degli accordi con la Magna.

Praticamente ogni volta che c'e un merger o un'acquisizione, tutti i Governi europei si schierano da varie parti della barricata, a seconda della nazionalità del compratore e degli stabilimenti. Non esistono regole concordate. Mentre (come è stato giustamente rilevato durante il convegno), occorrerebbe favorire le imprese comuni a livello comunitario, in realtà di imprese di questo tipo ce ne sono pochissime, e anche quelle che esistiono (come EADS) non sono percepite veramente come "imprese europee", sono lacerate da faide interne ed osteggiate dai Paesi non partecipanti.

In pratica, tutti gli Stati Membri vorrrebbero avere la proprietà e il comando di tutte le aziende, ed avere almeno un' azienda di ogni tipo, come ai tempi dell' autarchia. Impensabile parlare di specializzazioni e di vocazioni nazionali concordate e/o contrattate a livello europeo.

Inoltre, tutti gli Stati membri sono troppo deboli per fronteggiare una situazione mondiale di lotta economica globale, di tutti contro tutti, in cui i grandi Stati usano mezzi leciti e no, e, soprattutto, fanno un uso imprevedibile delle nuove tecnologie dell' informazione.Significativa la scena dei BASIC riuniti in segreto a Copenhagen, ma scoperti e raggiunti da un Obama non invitato.Significativa la polemica fra USA e Cina, in cui l' unica cosa certa sarerebbe che ambedue i Governi disporrebbero di qualche decina di migliaia di Hackers intenti a destabilizzare gli altri Paesi del mondo con sabotaggi di internet ed altre azioni di disturbo. Qualcosa di simile a quanto accaduto fra la Russia e Paesi Baltici, e che ha dato luogo alla creazione di un'apposita agenzia NATO.Tipico anche il "complotto" di disinformazione contro le economie di Grecia e Spagna, denunziato ieri a Davos da Papandreu e Zapatero.

Alcune considerazioni personali sul lungo termine

Di fronte a queste situazioni, come reagire?

E' chiaro che non si possono mescolare il discorso a breve, profondamente legato ai condizionamenti giuridici, storici e politici, esistenti, e un discorso "a regime".Inoltre, il programma a breve della Commissione in questo campo è già segnato dalle dichiarazioni al Parlamento di Barroso e dei nuovi Commissari.

"A termine", cioè quando l' Unione Europea fosse veramente compiuta, è chiaro che l' Europa dovrebbe essere in grado innanzitutto di razionalizzare in profondità il proprio sistema economico, evitando inutili duplicazioni e dedicando le risorse così rese disponibili ad altre attività.Questo dovrebbe avvenire per le strutture produttive, ma anche per le politiche di incentivazione. che, adesso, almeno, non vengono più demonizzate, bensì considerate come normali, e, infine, per le stesse strutture dell' Unione, che sono diventate troppo dispersive.Basti pensare al fatto che le politiche economiche sono attualmente disperse fra almeno 15 dicasteri.

Per ciò che concerne le strutture produttive,sui grandi mercati internazionali (per esempio, aerospaziale, automobile, elettronica, farmaceutica), per garantire la concorrenza basterebbero due gruppi a livello mondiale. Tuttavia, per salvaguardare l' autonomia di ogni area geografica, e tenendo conto che sicuramente Cina e India vogliono e possono fin da ora essere autonome), basterebbero 7/8 gruppi (come l' Avvocato Agnelli diceva da decenni). Se, poi, si volesse garantire una concorrenza anche fra due "campioni "di ogni Continente, si potrebbe pensare ad un massimo di una quindicina di gruppi a livello mondiale.

Se, quindi, ci fosssero in Europa 2 gruppi autonomi, al posto degli attuali 5, 6 (per Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Svezia), parecchi grandi Paesi resterebbero senza un loro "campione nazionale". Perchè dovrebbero accettare questa situazione senza contropartite? La contropartita sarebbe quella di potersi specializzare, con il consenso e il supporto degli altri Paesi, in altre aree.Facendo un esempio estremo, ma già quasi realizzato: perchè l' Italia avrebbe bisogno di una sua industria nucleare, quando può benissimo comprare l' elettricità dalla Francia o dall' Est Europa, e invece di spendere nel nucleare spendere nell' ambiente, ma, soprattutto, nella cultura e nel turismo, dove avrebbe risorse pressoché infinite da sfruttare e una leadership incontestabile?Perchè, come è stato riferito da Roberto Palea, in campo energetico, si duplica la ricerca in tutta Europa?

Questo tipo di accordi è relativamente fattibile a livello bilaterale, ma diventa difficilissimo quando ci sono 30 governi ed altrettante imprese da accontentare. L' Unione Europea potrebbe divenire il "tavolo" dove si fanno questi accordi. Però, per fare questo ci vuole soprattutto più cultura, più expertise. Sulla scia del libro di Velo, tutti hanno stigmatizzato il fatto che l' Università non costituisca, almeno in Italia, quel serbatoio di competenze che servirebbe a supportare l' azione pubblica.

Un'altra forma di semplificazione, anche se soltanto giuridica, potrebbe essere la trasformazione dei "consorzi europei" (come l' Ariane e l' Eurojet), in "Società comuni.

E' quasi un' ovvietà affermare che non c'è nulla di più contraddittorio che proclamare la strategia della Società della Conoscenza e poi, come prima cosa, attuare severi "tagli alla cultura".Cultura che, invece, a nostro avviso, potrebbe essere finanziata proprio con i tagli alle duplicazioni produttive e burocratiche , che permetterebbero di economizzare non soltanto il costo di investimenti e posti di lavoro, ma anche quello delle burocrazie incaricate di interfacciarsi con i campioni nazionali che non ci fossero più.

Con ciò, si ritorna all' esigenza della cultura, dell' informazione, in primo luogo a favore dei decisori pubblici, poi dell'opinione pubblica europea.

Per ciò che concerne gli strumenti di incentivazione (europei, nazionali, regionali e locali), essi sono divenuti oramai così numerosi e complessi, che, da un lato, riuscire ad accedervi è un'impresa temeraria, e, all' altro, i vantaggi di ciascuno "sportello" sono veramente minimi. Occorrerebbe semplificare e rendere trasparenti normative e procedure, con un' azione legislativa programmata e sistematica.

Per ciò che concerne la dispersione operativa, occorrerebbe concentrare i temi economici su un tavolo unico.Nel corso del dibattito, Alfonso Jozzo ha citato l'esigenza che la politica economica venga gestita da un'Ente ad hoc, sulla falsariga della Tennessee Valley Authority.

Considerazioni sul breve termine.

A noi non è sembrata fuori luogo l' idea che, anche a breve, una priorità potesse essere la costituzione di una specie di "intelligence europea", di orientamento prevalentemente economico.Costituzione che, a nostro avviso, non richiederebbe particolari strumenti di diritto internazionali, né modifiche rilevanti al bilancio comunitario. Infatti, si tratterebbe solamente di una riorganizzazione di attività esistenti.Torniamo a ricordare la storia degli hacker cinesi e americani e quella del complotto contro Grecia e Spagna, che è anche un complotto contro l' Euro. Ricordiamo che quando, molto tempo fa, si era incominciato a parlare di Politica Estera e Difesa Comune, si era pensato di cominciare proprio con una "Cellula di riflessione"sulle crisi politiche internazionali. Diciamo poi che il Trattato di Lisbona ha aperto una gravissima questione di competenze, tanto in campo economico, che in quello della Politica Estera, fra Presidente, Presidente del Consiglio, Presidente della Commissione e Alto Commissario. Leggendo, infine, delle polemiche in corso circa un certo "disinteresse" dell' Alto Commissario per i propri compiti, ho scoperto che tutti questi personaggi dispongono soltanto di un modestissimo "gabinetto" di poco più di dieci persone, che, nel caso dei problemi economici e industriali, non può, certo, essere sufficiente a fronteggiare costantemente problemi settoriali della più varia natura tecnica e riferiti al mondo intero (e di competenza di quattro o cinque diversi Commissari).Ci vorrebbe fin da subito un tavolo di concertazione che fosse anche costantemente operativo, per poter fronteggiare le continue crisi.

Quindi: specialisti, tratti dagli uffici dell' Unione o dai Ministeri nazionali, che seguano in permanenza e sistematicità i vari settori, non già nell' ottica dei singoli Stati Membri, bensì nell' interesse dell' Unione, quale espresso dagli organi caso per caso competenti.Specialisti che abbiano il quadro esatto e di dettaglio della situazione, e che trovino il modo di informarsi anche sulle discussioni e iprogetti in corso, o anche solo in discussione, in ogni parte del mondo, e che possano suggerire fusioni, concntrazioni, società comuni, senza aspettare le iniziative degli Stati Membri o delle imprese, né senza reclutare caso per caso consulenti ad hoc.

Audizione dei Commissari competenti in materia economica.

La procedura di audizione della nuova Commissione dinanzi al Parlamento offre una buona dose di informazioni circa il programma della Commissione stessa, che dev' essere formalizzato Commissario per Commissario.

L'analisi critica dei programmi prenderà un po' di tempo, perchè si tratta di 15 Commissari su 27.

Poiché, a oggi, non esiste l' "Authority" suggerita da Jozzo, il Commissario che ha maggiori competenze è quello responsabile per l' Industria, che per nostra fortuna, è, attualmente, l' Italiano, Antonio Tajani. Questo dovrebbe costituire uno stimolo per tutti noi per studiare con parrticolare cura questa materia, discuterla fra di noi e formulare proposte.

Mettiamo a disposizione questo Blog, oltre che i locali di Alpina, per ognuna di queste attività.

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